Torino, la tradizione del cioccolato

A casa Savoia si gusta in tazza

beatriceDalla mamma aveva ereditato la raffinatezza ed il saper vivere. Dal padre la generosità e l’amor di patria. Dal suo tempo, Emanuele Filiberto, Testa di Ferro, ereditò il gusto per la vita, quella vita che nuova e rivoluzionaria era arrivata con la scoperta delle Indie: l’America.

Già la madre, Beatrice, figlia del re di Portogallo, era abituata alle luci delle navi che ormeggiavano al porto di Lisbona, dopo la traversata oceanica. Arrivavano cariche di frutta tropicale e semi di cacao. Quei semi che Cristoforo Colombo tutto subito scambiò per mandorle. Il cacao che gli antichi Aztechi consumavano con il peperoncino e la cannella, fu portato a Torino dal figlio di Beatrice, Emanuele Filiberto e sciolto con lo zucchero. Si trasformò in una gustosissima bevanda calda che conquistò l’intera Europa: la cioccolata. Era il 1559 ed era appena stata firmata la pace di Chateau Cambrésis. Emanuele Filiberto di Savoia, generale degli eserciti spagnoli sotto l’imperatore Carlo V, tornato a Torino che era una international hub, portò con sé alcuni semi di cacao che in poco tempo si trasformarono in cioccolata calda fumante da utilizzare durante i festeggiamenti per il trasferimento della capitale del Regno di Savoia da Chambéry a Torino.

Non solo delizie però, la cioccolata aprì anche intense e giustificate discussioni sull’utilizzo, tra i religiosi e la casa reale. Che fare in tempo di Quaresima, limitarne o impedirne l’uso? Dopo un lungo confronto, un altrettanto lungo sospiro di sollievo: i liquidi non interrompono il digiuno quaresimale. E poi il cioccolato anche se sciolto, ha molte proprietà benefiche… da dessert la cioccolata divenne anche un condimento da utilizzare con la carne e molti piatti della cucina piemontese.

Da allora la prelibata bevanda spopolò alle corti europee ed arrivò persino nelle Filippine dove i gesuiti portarono la coltivazione del cacao. Ancora oggi, i Cattolici nelle Filippine… a Natale bevono la cioccolata!